13 aprile 2012

I decreti rinnovabili? Un colpo di grazia per il settore


(Rinnovabili.it) – “Il Governo non ascolta le associazioni e sbaglia i decreti sulle rinnovabili”. Si apre così il comunicato stampa diffuso oggi e scritto a sei mani da ANEV, APER e ISES ITALIA, un testo di sicuro dai toni poco leggeri, dal quale traspare una certa delusione per le richieste disattese e per la mancata trasparenza di certe operazioni. Per le associazioni, infatti, era fondamentale poter consultare ed eventualmente rivedere, prima di qualsiasi messa a punto e diffusione, i testi dei decreti attuativi relativi al Decreto Legislativo 28/2011, attesi dal settore da ben sei mesi; richiesta peraltro accolta proprio pochi giorni fa dal Sottosegretario del Ministero dello Sviluppo Economico (MSE) De Vincenti e dal Capo Dipartimento, sempre del MSE, Senni, che in occasione della prima riunione degli Stati Generali delle Rinnovabili, hanno garantito a tutto il mondo associativo un coinvolgimento a priori prima che i testi definitivi venissero inviati alla Conferenza Unificata e all’Autorità per i pareri di competenza. La “gaffe governativa”, oltretutto, si ingigantisce ancora di più considerando l’incontro che le associazioni avevano già fissato per il prossimo 18 aprile proprio per valutare e discutere in maniera corale, tra operatori del settore e mondo istituzionale, il futuro dei meccanismi di sostegno al comparto delle rinnovabili.
Insomma, per le associazioni del settore di operazioni aperte e trasparenti proprio non si può parlare. Oltre alla modalità di presentazione dei provvedimenti (una conferenza stampa senza il preventivo confronto tecnico concordato con gli operatori), il mondo delle rinnovabili è seriamente preoccupato per le conseguenze che potrebbero esserci se i provvedimenti annunciati venissero adottati: essi renderebbero impossibile, infatti, l’obiettivo previsto per il 2020 di raggiungere il 35% di energia elettrica da fonti rinnovabili.
Le note dolenti dei decreti attuativi recriminate dalle associazioni sono:

  • assenza di misure per semplificare le procedure e ridurre gli “extra costi” subiti dal settore;
  • aste;
  • contingenti annuali di potenza per i nuovi impianti e per il rifacimento di quelli esistenti;
  • introduzione dei registri anche per gli impianti di piccola taglia;
  • gabelle aggiuntive per il funzionamento del Gestore dei Servizi Energetici;
  • livelli di incentivazione insufficienti.
Un contesto al quale si aggiunge anche “l’incredibile rinvio del pagamento dei Certificati Verdi riferiti alla produzione elettrica effettivamente immessa in rete negli anni passati, pagamento che deve essere effettuato a giugno di quest’anno e che, come ha dichiarato il Capo Dipartimento del MISE Senni, sarebbe da attribuire a “un problema di cassa”, quasi a voler ipotizzare uno stato di insolvenza del GSE (ricordiamo che l’azionista è il Tesoro !!!)”.
Un calpestio dei diritti acquisiti è quanto si starebbe verificando secondo le associazioni, tutte convinte che sia un errore introdurre oneri aggiuntivi sugli impianti esistenti senza eliminare quegli impropri presenti nella bolletta elettrica.
«L’adozione di questi decreti, e l’assenza degli altri – si legge nel comunicato congiunto – sarà il colpo di grazia alle aziende del comparto delle rinnovabili e dell’efficienza energetica che rischieranno in molti casi il fallimento (con evidenti e pesanti ricadute occupazionali) e darà l’addio definitivo ai capitali stranieri che in questo contesto certamente non sceglieranno il nostro Paese, pregiudicandone lo sviluppo».
Insieme a ANEV, APER e ISES ITALIA, hanno aderito all’iniziativa anche Azione Energia Solare (AES), ANIE/GIFI Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane, ASCOMAC-COGENA, Associazione Italiana Energia Mini Eolico (ASSIEME), ASSOENERGIEFUTURE, Associazione Nazionale dell’industria Solare Fotovoltaica (ASSOSOLARE), Associazione Tecnici Energie Rinnovabili (ATER), COMITATO IFI – Industrie Fotovoltaiche Italiane, Consorzio dei Produttori di Energia da Minieolico (CPEM), Federazione Produttori Idroelettrici (FEDERPERN) e Gruppo Informale per la Geotermia e l’Ambiente (GIGA).

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