29 marzo 2012

Il Giappone dopo il disastro




Una rete globale che mette in connessione i centri di ricerca di tutti i continenti con le più diverse eccellenze, dalle competenze scientifiche a quelle sociali, antropologiche economiche e umanistiche. È quanto è riuscita a fare la Scienza della Sostenibilità, una disciplina nata poco più di una decina di anni fa per affrontare i problemi complessi che minacciano la sostenibilità stessa del pianeta e che è stata protagonista, ieri, all’incontro organizzato dal Centro Interuniversitario di Ricerca Per lo Sviluppo sostenibile (CIRPS) “La Scienza della Sostenibilità per la ricostruzione delle aree del Giappone Orientale”, colpite dal sisma nel marzo dell’anno scorso e coinvolte nell’incidente nucleare di Fukushima.
L’evento si inserisce nell’ambito della nascita della International Society for Sustainability Science (ISSS), la società internazionale che si è costituita proprio qualche settimana fa a Tempe, in Arizona, per promuovere l’integrazione e la cooperazione tra differenti campi accademici e sostenere la costruzione di una società sostenibile. Ospite d’onore all’incontro di ieri, il Prof. Kazuhiko Takeuchi, Vice Rettore della United Nations University, Deputy Executive Director dell’Integrated Research System for Sustainability Science (IR3S) dell’Università di Tokyo, nonché padre fondatore della ISSS.
“Armonia” è il termine pronunciato più volte da Takeuchi, la parola chiave con cui si dovrebbe pensare alla ricostruzione post sisma e post incidente nucleare, un’operazione che rappresenta per il Giappone un’onere di grande entità, ma al tempo stesso anche una grande opportunità. L’obiettivo è infatti quello di trovare soluzioni a lungo termine capaci di riconvertire tutta una serie di logiche politiche, economiche ed energetiche che fino ad oggi si erano sorrette su fondamenta destinate all’esaurimento. L’attuale modello energetico-ambientale, infatti, è insostenibile, non solo in Giappone, ma anche nel resto del mondo. Dei 13,5 miliardi di TEP all’anno di energia consumata a livello globale, ben 11,8 provengono da fonti fossili e solo 1,7 da rinnovabili, con conseguenze che non è difficile stimare: elevate emissioni di gas serra a livello globale e ripercussioni che l’impatto ambientale provoca anche a livello locale. La Scienza della Sostenibilità ha raccolto la sfida e si muove per capire i legami tra i sistemi globali, sociali e umani e i rischi concomitanti per il benessere umano e la sicurezza.Takeuchi ha ripercorso i momenti di quel terribile 11 marzo 2011, il giorno in cui un terremoto ha provocato uno tsunami, causa a sua volta dell’incidente al reattore nucleare. Coinvolta a lungo termine negli sforzi per risolvere i problemi globali, la Scienza della Sostenibilità è stata dunque chiamata ad affrontare con urgenza la ricostruzione dopo il disastro. Quello che la comunità giapponese sta cercando di fare è creare una società “resiliente”, capace di rispondere cioè a qualsiasi calamità o conseguenza del cambiamento climatico, e “sostenibile”, una società che soddisfa le esigenze delle presente, senza compromettere quelle delle generazioni future.L’uso dell’energia nucleare, a seguito dell’incidente, è stato ovviamente riconsiderato, mentre è stato dato un forte imput alla produzione di energia da fonti rinnovabili, che il governo sta pensando di incentivare con sistemi di feed in tariff. I cambiamenti normativi in atto stanno prendendo in considerazione la possibilità di costruire mega impianti solari sui terreni agricoli abbandonati e di sfruttare l’enorme potenziale geotermico dell’isola. Intanto l’agenzia nucleare istituita sotto il ministero dell’ambiente giapponese sta procedendo al trattamento dei rifiuti radioattivi.«Raggiungere il giusto equilibrio – ha commentato il Direttore del CIRPS, Vincenzo Naso, anch’egli intervenuto all’incontro – è probabilmente la maggiore sfida che ha oggi di fronte la società globale». E sarà una sfida che guarderà alle rinnovabili come strumento di rinascita.

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